Daniel - "Roma stuprata"

Come Jep Gambardella passeggio mani in tasca
altro che grande bellezza vedo una città fantasma
abbandonata a se stessa e ai suoi vizi impuniti
affrescata da graffiti di pivelli e di banditi
faccio slalom fra i suv parcheggiati sulle strisce
fra le smart sui marciapiedi e un'arroganza che avvilisce
il traffico che ti sfinisce e lo smog ti stenderà
I monumenti non li vedo, vedo solo camion bar
Ma cos'è baghdad? macchè, è la periferia
una scia di sciatteria, qui si rischia l'asfissia.
Accampamenti abusivi, copertoni che ardono
aerosol di diossina e i tuoi polmoni ringraziano.

rit. Roma stuprata, da chi comanda e l'ha sfruttata, poi calpestata, avvelenata
Roma stuprata, da chi la vive ma mai l'ha amata, nè rispettata, l'era dei barbari è tornata

Uno zingaro mi chiede qualche soldo per mangiare
poi tira fuori l'iphone e si mette a smanettare
non gli basta più il campo vuole la casa popolare
rovista tra i rifiuti e i figli in metro a borseggiare.
Ambulanti in ogni dove, una mafia che dilaga
la città diventa un cesso infatti la gente ci caga
affonda il dito nella piaga che domani sarà peggio
c'è la manifestazione: guerriglia e saccheggio.
Alza bene le antenne e capta questo segnale
altro che capitale questa qua è la succursale
del terzo, del quarto, forse del quinto mondo
la strada è dissestata e porta dritta allo sprofondo.
Da uomo di mondo dimmi tu cosa faresti,
i sindaci cambiano ma sono sempre gli stessi,
come i loro interessi e quelli di chi li finanzia
Nelle stanze del potere il grano non è mai abbastanza.

rit.

La teoria delle finestre rotte, un vetro sfondato oggi,
non riparato, porta con sè altri cocci,
non te ne accorgi, l'inciviltà qui fa proseliti,
se non la argini, la rigeneri, e fra le ceneri
di un grandezza subalterna
Roma è rimasta imbottigliata in una doppia fila eterna
Il caos governa e non c'è legge come in Messico
dalle fontane scorre sangue inquinato dall'arsenico.